venerdì 19 aprile 2024

GALIMBERTI A VITERBO, LECTIO MAGISTRALIS EMPATIA

 Giovedì 18 aprile, Teatro San Leonardo di Viterbo gremito già un'ora prima dell'inizio, incontro per caso la mia amatissima professoressa del liceo e ci sediamo vicine per aggiornamenti, complimenti nei miei confronti - anche troppi prof! - e tante coccole culturali.

 Attendiamo tutti Galimberti, che non si fa aspettare, puntuale ed elegante sale sul palco, si spoglia del giaccone e rimane in piedi; veloce presentazione di chi ha organizzato l'incontro, i dottori Schiralli e Mariani, che seguo da tempo con grande attenzione.

 Dopo vari tentativi di illuminazione pubblico, perché il professore vuol guardare negli occhi i suoi interlocutori, si comincia con voce calma, rilassata, profonda.

 Riporto alcuni stralci di intervento, che ha abbracciato tutti i gradi di scuola e formazione, rivolgendo anche rimproveri forti ai docenti, senza risparmiare il modo di reclutare chi ha il compito di formare il futuro: la scuola non ha bisogno di professionisti falliti, di chi fa il conto dei gironi mancanti alla pensione come la fine del servizio militare, di chi si accontenta di un magro stipendio sicuro però per tutta la vita.

 Gli argomenti toccati da Galimberti sono molteplici e ben conosciuti: l'educazione dei bambini, sin dai primi istanti di vita, fino al dodicesimo anno, quando poi decade l'autorità genitoriale per le pulsioni sessuali. Quale il male più grande per i nostri figli? La mancanza di futuro, che certo aspettava i loro nonni alla fine degli studi, al momento della scelta di vita; ora i giovani laureati sanno che non troveranno facilmente lavoro per quello che hanno studiato, la banca non erogherà loro un mutuo senza garanzie.

La motivazione: non andiamo avanti perché qualcuno ci spinge, ma perché qualcosa ci attrae: manco lo scopo dice Nietzesche, manca la risposta la perché. Quando un giovane non ha interessi, nessun tipo di desiderio, chi gli ha ucciso il desiderio? Il desiderio è la mancanza che ti fa muovere a cercare l'oggetto, la soddisfazione di tale desiderio, ma se il bambino o il ragazzo ha già tutto prima, perché si dovrebbe dare da fare.

 Educazione significa seguire i ragazzi nei loro processi evolutivi dalla pulsione alle emozioni, ai sentimenti: lo fa la scuola? No, anche perché le classi dovrebbero essere di 12/15 persone, non si può educare se non si segue ogni alunno.

 Una volta la sessualità faceva la sua comparsa intorno ai quattordici/quindici anni, ora intorno ai dieci/dodici anche prima; la sessualità non si aggiunge alla struttura mentale e affettiva dei bambino, la comparsa della sessualità determina una radicale rivisitazione della propria visione del mondo, cioè è una roba mentale. Il problema non è insegnare la sessualità ai ragazzi delle medie - a parte che sanno tutto dal giorno che hanno il telefonino. Alle medie devi seguire che cambiamento ha la loro visione del mondo, educare è questo: vedere in che modalità ricompongono le idee, ricompongono la visione che essi hanno degli stimoli del mondo.

 Freud, 1909, dice che la scuola deve fare qualcosa di meglio che indurre i giovani al suicidio, si vede che già allora andava come oggi! I ragazzi, a loro stessa insaputa, subiscono un lavoro psicologico pazzesco che consiste nel cambiamento radicale del loro modo di vedere il mondo. Gli adolescenti vanno spesso in crisi, parola greca che vuol dire giudico.

 Bisogna consultare libri di antropologia culturale per vedere che in tutte le tribù primitive si distingueva il sacro dal profano, il puro dall'impuro, il totem dal tabù: queste cose vanno acquisite. I Greci avevano collocato nell'Olimpo gli dei che in realtà erano i rappresentanti di sentimenti e passioni umane: Zeus, il potere; Atena, l'intelligenza; Afrodite, la sessualità; Apollo, la bellezza, Ares, l'aggressività; Dioniso, la follia. Queste cose le impari, oggi non possiamo più ricorrere ai miti, ma abbiamo quei serbatoi dove puoi imparare quei sentimenti possibili e immaginabili in tutte le loro forme, invenzioni e declinazioni che si chiama letteratura, perché la letteratura dice cos'è il dolore in tutte le sue forme sia tragiche che malinconiche, ti insegna cos'è l'amore, la speranza, l'angoscia, la disperazione, il suicidio, la noia, la tragedia, lo spleen... Nelle scuole abbiamo bisogno di letteratura, non di computer.

 Se hai poche parole, pensi poco non che il pensiero si serve della parola per esprimersi.

Raffaele Simone, dall'intelligenza sequenziale all'intelligenza simultanea. Sequenziale è quell'intelligenza che serve per leggere e per scrivere, come si fa a leggere? Si passa da sinistra a destra, poi a capo, di nuovo da sinistra a destra. In questo passaggio continuo succede che fai lavorare il cervello in una maniera pazzesca e velocissima, il quale cervello è costretto a tradurre un segno grafico in un'immagine. Simultanea: quando guardi un quadro con un colpo solo lo vedi. Oggi non abbiamo più l'homo sapiens, abbiamo i ragazzi videns, che sviluppano solo l'intelligenza simultanea, quella sequenziale no.

 Un fiume in piena di esortazioni a mettersi in gioco con i ragazzi, ricorrendo anche a corsi di teatro per accattivarseli, se serve ad appassionarli alla Divina; non punire, ma andargli incontro, stimolarli alla curiosità di imparare, di conoscere, di crescere, i ragazzi amano il docente prima ancora della materia, si ricorderanno per sempre di chi li ha fatti innamorare: perché come afferma Platone "la mente non si apre se prima non si è aperto il cuore". Empatia da ritrovare, da non dimenticare, da esprimere proprio come i bambini piccolissimi che piangono se l'amichetto a fianco piange, che da grandicelli gli portano caramelle o lo abbracciano per farlo calmare.

 E in tutto questo discorso ho avuto al mio fianco proprio quell'insegnante che mi ha permesso di appassionarmi alla parola, alla letteratura, alla lettura...


lunedì 15 aprile 2024

ANDAMMO A CARSULAE

  Testo redatto collettivamente: resoconto dell'uscita didattica di venerdì 12 aprile a Carsulae - Terni - organizzata nell'ambito del progetto "continuità" con gli alunni della V Primaria Matteucci e della I sec.di primo grado Salvo D'Acquisto di Faleria.

 Carsulae, ovvero piccole grotte, è un sito archeologico circondato dalla natura, attraversato dai basolati della via Flaminia e scavato da U. Ciotti nella seconda metà del Novecento.

 La prima parte della giornata è trascorsa alla scoperta di domus, archi, teatro, tombe, tabernae, chiesa, basilica, foro e tanto altro. Divisi in due gruppi misti, ognuno sotto la guida di un archeologo, abbiamo scoperto gli scavi, i resti del passato e le testimonianze che di solito ci annoiano nello studio.

 Dopo una pausa pranzo per rifocillare gambe e testa, abbiamo partecipato alla caccia al tesoro.

 Per pranzare abbiamo scelto una parte di giardino ombrosa per gustare sia ciò che avevamo nello zaino sia i prestiti degli amici; invece di riposare molti hanno cominciato a correre, rincorrersi e cercare piantine spontanee. Abbiamo così potuto sperimentare la scuola come divertimento, camminata all'aperto, ascolto di un esperto senza il suono della campanella a scandire la divisione del sapere.

 Nel pomeriggio, come da programma, si è svolta la caccia al tesoro a squadre: selezionati sei gruppi eterogenei, cartina in mano, siamo andati in ordine sparso alla ricerca di indizi per sei tappe. Su tutta l'area archeologica abbiamo ricercato cartelli e indicazioni fino a ritrovarci di nuovo al museo, davanti al piccolo sarcofago di piombo meta della vittoria. Hanno guadagnato la gloria "le belve" capitanate da Sofia: ad ognuno una moneta "romana", per tutti gli altri partecipanti un braccialetto di gomma.

 Giornata indimenticabile nel bene e nel male: il sito archeologico ha un certo fascino anche sotto il sole; la bellezza della Storia non solo per le docenti; giochi e risate fra "grandi e piccoli"; nuova esperienza misto di cultura, spensieratezza e corse; il cibo assume un ottimo sapore diverso!

 E poi abbiamo trascorso una giornata intera tra ragazzi e insegnanti per anticipare le medie e salutare le maestre della quinta: i bambini un poco preoccupati per il futuro scolastico, noi pure!


                                                                        Gli alunni della classe 1A della SDA di Faleria

                                                                                Le insegnanti Corsi, Maracci, Piemartini





domenica 14 aprile 2024

IL RICHIAMO DELLA CAMPAGNA

  Una semplice passeggiata di un paio d'ore in tutto, sotto un sole cocente nonostante sia solo metà aprile: intanto perché stare chiusi in casa mi ricorda i divieti del 2020, poi perché il cielo terso è un richiamo troppo forte.

 La campagna, gli spazi aperti, la possibilità di correre a pieni polmoni: ricordi forti di infanzia lontana, libera. Nel mio libello celebro questo tempo mitico, età dell'oro del viver mio, sento odori forti, richiami di animali, fiatone.

 Cos'è la vita rurale? Il tempo lento, l'attesa, il lavoro faticoso e lungo un'intera giornata dall'alba al tramonto, il controllo della luna, la misura dell'acqua, ripartire le provviste, ammassare le scorte, ridurre gli sprechi, provvedere ai semi. Anche le fasi della vita attraverso il contatto con gli animali domestici: dall'accoppiamento alla cucciolata, la covata, le uova al mattino e alla sera, la nutrizione, la tosatura, la macellazione, piume e penne bruciate, la morte.

 In campagna tutti sono utili, il grande insegna al piccolo, il piccolo guarda impara e poi prova. Per ognuno c'è un impegno, ognuno porta avanti un compito alla sua portata. Non c'è mai nessuno con le mani in mano, alle brutte si fa il giro del podere a controllare la rete, a salutare i confinanti, a cercare rami secchi, buche di talpa, scavi di volpe infida.

 La campagna è la casa, il pollaio, la stalla, l'orto, il magazzino degli attrezzi, l'aia, la rimessa dei trattori, la cantina, la voliera, il frutteto, il castagneto, il prato per il gregge, il porcile, l'ovile, la forma per lo scolo dell'acqua, la piccionaia, il punto raccolta del letame...

 Un mondo magico da vivere e scoprire, in cui perdersi, rincorrersi, ritrovarsi seguiti dai cani da caccia.




COMPAGNIA, MAESTRI DI EMOZIONI

 Sabato sera a teatro, tra amici come una grande famiglia che si riunisce per le occasioni importanti: va in scena in nuovo spettacolo, che poi tratta anche di scuola in qualche modo, non possiamo proprio mancare.
 Anche se il titolo dell'opera richiama il protagonista maschile dell'inizio, poi si passa il testimone ad altri personaggi, altri ruoli, altre guide.
 Dagli Anni Sessanta ai giorni nostri, dal mito al film, dai burattini alla realtà multimediale: come raccontare la Storia le storie, la realtà con la fantasia, come raggiungere i ragazzi e appassionarli alla Conoscenza. 
 Sui banchi di legno, tra le pagine di un libro, nelle parole di una panchina, nei quadri "ricostruiti", siamo quello che sentiamo, siamo quello che leggiamo ascoltiamo apprendiamo e, naturalmente, rimandiamo agli altri.
 Emerge forte anche l'idea della forma che si tramanda da insegnante ad alunna, che a sua volta diventa professoressa e cerva di coinvolgere i propri alunni nella fruizione dell'Arte.
 La scelta dei testi, delle storie, dei miti, degli episodi storici più significativi è molto interessante, certo la Caverna di Platone ha un suo forte impatto mentale, così cone ho molto apprezzato la visita guidata al museo tra cori calcistici, disvelamento di identità e dichiarazione amorosa.
 Bravi tutti nelle parti recitate quanto nelle parti cantate, per i balletti e le musiche che animano spesso la scena; pubblico coinvolto nel ritmo e nell'entusiasmo, con fragorosi applausi a scandire le battute.

 E quando si riaccendono le luci in sala pensi proprio di aver scelto un mestiere fondamentale, unico, privilegiato.

 Torniamo sempre volentieri in quel teatro per La Compagnia delle emozioni su invito della professoressa Serena Panti, un faro non solo scolastico per mia figlia Maria Cristina.

venerdì 12 aprile 2024

SOGNO O REALTÀ❓️

 Sono diversi giorni che non scrivo.
Nessun articolo sul blog, eppure è una delle mie passioni più importanti la scrittura; elaborare e condividere, riflettere e chiedere partecipazione, nulla a livello culturale ha assunto più importanza per me in tempi non sospetti.
 Stiamo lentamente ricostituendo il gruppo classe del Liceo che si è maturato nel 1994, ben trent'anni fa: un desiderio che covo da tanto, ritrovare tutti, abbracciarli e chiedere loro chi sono diventati, cosa hanno realizzato dei loro sogni e cosa ancora tengono nel cuore.
 È giusto vivere di sogni, sperare attendere credere di riuscire? Meglio la concretezza e rimanere con i piedi ben saldati a terra?
 Non solo ho ancora troppi desideri irrealizzati, aspiro probabilmente all'impossibile e respiro di fantasticherie che mi "tengono in vita".
 Per esempio, penso di poter cambiare il modo di ragionare di certa gente, aprire lo sguardo di alcune persone, schiudere una mente o un cuore.
 Ma tutto questo vale, serve, interessa a qualcuno? 
 E la libreria dagli scaffali di legno o la casetta con vista mare invernale? 
 L'affetto incondizionato dei miei pochi amici?
 Il riconoscimento del mio lavoro a scuola e del libro che ho pubblicato?

 Forse sono una inguardabile malata di sogni di "grandezza", una povera illusa che spera di affidare i propri pensieri ad una tastiera per conoscere e farsi conoscere.
 Serata.
 Riflessioni di stanchezza.

martedì 19 marzo 2024

I VALORI NEL PENSIERO DI DON MILANI

 Ognuno di noi ha diritto all'assoluta Verità.
Non ci nascondiamo dietro le ombre, dietro gli alberi, dietro i pilastri, siamo sinceri.
La Parola fa eguali perché se io acquisisco la Cultura, sviluppo la parola, per mettermi seduto a chi ne potrebbe sapere più di me, perché le leggi diseguali diventino uguali a tutti a quelli ultimi. La Parola a Barbiana veniva spezzettata perché su quel tavolo c'erano tre libri, il primo era il vocabolario.
 Quando affrontavano un tema, analizzavano grammaticalmente ogni parola dal titolo in poi.
 Il secondo libro era il Vangelo: per essere un buon cittadino bisogna avere la facoltà della parola che si acquisisce con la cultura, ma per essere un buon cristiano devi sapere anche il Vangelo. Di ogni argomento affrontato nella settimana troviamo un brano del Vangelo o del Vecchio Testamento che parli anche del tema affrontato. Il terzo libro allo stesso pari: per essere un buon cittadino la parola, per un buon cristiano il Vangelo e per essere cittadino sovrano la Costituzione.
 Il terzo valore è il Tempo: il buon Dio te lo ha dato e tu non lo puoi sprecare, è prezioso il tempo. Non si gioca a carte, si legge il giornale perché ti stanno prendendo in giro. A Barbiana tutti i giorni dopo pranzo si legge il giornale, leggi, ti stanno prendendo in giro, entra nelle fabbriche, lotta, studia la Costituzione italiana, difendi i diritti. Il tempo è prezioso, è una bestemmia sprecarlo.
"A me manca sempre il tempo", lo diceva, lo ha scritto: "Non mi riesce mai di leggere un libro in santa pace perché il tempo mi manca".
 Il quarto è la non rassegnazione, io non mi sono rassegnato, sono venuto quassù, niente strada, niente acqua, niente d nulla e che facevo? Mi muravo, facevo l'eremita, prendevo la pistola e mi sparavo. No! Ho messo a disposizione gli strumenti che avevo, la cultura.
 Ultimo, è meraviglioso e senza questo valore non possiamo andare avanti, è l'Amore, l'amore immenso che lui ha avuto per i suoi bambini, i suoi figlioli, non li chiamerà mai né allievi né scolari, i miei bambini i miei figlioli, li ha amati così immensamente che li ha messi su un altare, ha fatto fare il monachello meraviglioso, tutto colorato in mosaico e lui lo battezza Santo Scolaro perché erano dei santi, l'amore lo esplicita sul testamento: "Ho amato più voi che Dio, ma penso che Lui non stia attento a queste sottigliezze".
 La grande pedagogia del Priore di Barbiana è l'amore, l'amore immenso, l'obbedienza alla Chiesa, essere al centro della Chiesa, obbedire ciecamente, essere al servizio degli ultimi, essere testimone vero del Vangelo.

 Dall'intervento di Annalisa Mensi alla Giornata di studi su don Milani, Sala Cicuti XXV APRILE, Civita Castellana, 18 marzo 2024.

CITTADINI DI SERIE A, SEMI

 Lunedì 18 marzo, una giornata di studio, racconti, storie, ricordi, confronto e tanto Amore che ricorderemo per lungo tempo.

 Amore per il prossimo, per gli ultimi degli ultimi, per la parola e il sapere, per la Scuola, per l'obbedienza, per la Storia, per la Saggezza contadina, per sé stessi e gli altri pari: don Milani.

 È venuta a raccontarcelo, a farcelo apprezzare, a commuoverci Annalisa Mensi della Fondazione Don Milani di Barbiana, nostra ospite per tutto il giorno a disposizione degli alunni e degli adulti.

 In Sala Cicuti una concentrazione e un'attenzione diversa, curiosa dei nostri ragazzi che hanno ascoltato di un prete che amava i suoi "figlioli" e li faceva studiare dodici ore al giorno, tutti i giorni, anche festivi, che li mandava a cercare notizie nelle biblioteche pubbliche, che sezionava la parola insieme a loro e che con la scrittura collettiva ha contestato la scuola italiana del '62, quando i ragazzi di Vicchio sono stati respinti.

 La Costituzione, arma per lo sciopero e la richiesta di un ponte per attraversare un torrente che un giorno ha quasi ucciso un bambino che lo attraversava per raggiungere la scuola: conoscere attraverso la lettura perché solo la Parola rende liberi, rende uguali.

 Immenso Don Milani, poliglotta, fissato con il tempo e la necessità di non sprecarlo, l'insegnamento del progettare e del fare, del costruire e scoprire, del rispondere ad ogni domanda e del soddisfare ogni richiesta: perché bisogna avere a cuore i propri ragazzi, averne cura.

 Mi sono commossa nel considerare la realtà sociale, il livello di analfabetismo, le sofferenze materiali e morali a cui sono state sottoposte quelle famiglie, quelle persone prima che un prete di trentuno anni bussasse alla loro porta a chiedere dei loro figli e della possibilità di un'istruzione che cambiasse la loro vita. Don Milani ha letto negli occhi dei suoi figlioli e ha saputo capire il dono di ognuno, il desiderio da rincorrere: così noi ancora oggi e a maggior ragione dobbiamo guidare i giovani attraverso i mille tentativi della modernità di abbandonare, lasciare, mollare.

 Ora ancor più forte è l'esigenza di aiutare a trovare la propria strada, a valorizzarsi e distinguersi.

 Noi abbiamo sotterrato un seme oggi in ognuno dei bambini incontrati, abbiamo riflettuto con gli adulti sull'importanza del prendere una decisione e dello schierarsi.

 Per far sbocciare i cittadini di domani, il nostro Futuro, cittadini di serie A: che nessuno sia lasciato indietro.

 Grazie ancora ad Annalisa Mensi della Fondazione di Barbiana, grazie alla Dirigente Simona Cicognola che ha organizzato il tutto e ci ha permesso di condividere tante emozioni e naturalmente grazie a chi ha partecipato raccogliendo l'invito a "crescere".